La Scala dei Turchi è uno dei posti più suggestivi della nostra Sicilia. Proprio per questo la abbiamo scelta come seconda meta da consigliarvi per le vostre vacanze estive. RADIOMeta gettonatissima è la località nota come Scala dei Turchi tra i comuni di Realmonte e Porto Empedocle in provincia di Agrigento, resa celebre insieme a Ragusa dalla serie TV “Il Commissario Montalbano”.
Il nome deriva dal fatto che gli antichi pirati arabi usassero questa zona come riparo dalle tempeste data la sua forma e la sua altezza. Si tratta, infatti, di una falesia, ovvero una parete rocciosa che si staglia dal mare. È una delle zone meno antropizzate dell’isola e da qui si possono osservare le acclivi ma dolci scale bianche dell’area.
Non è molto difficile accedervi, data la grande richiesta da parte dei turisti, è disponibile ai fruitori anche un vasto parcheggio: dalla primavera del 2018 però, parte della zona è stata recintata a causa di alcuni cedimenti: divieto che è stato ignorato da alcuni avventori, cosa che ha costretto gli organi competenti a misure di prevenzione più efficaci, ma l’area seppur ad accesso più limitato resta comunque incantevole.
La Scala dei Turchi è composta da marne a granulometria – diametro delle particelle rocciose che la compongono – variabile: in alcuni strati da sabbiosa diventa quasi ghiaiosa. La geologia sta approfondendo questa questione e sembra che i cicli deposizionali dei sedimenti in questa zona siano ritmicamente scanditi ogni 21.000 anni.
Proprio a causa della sua natura marnosa, molto simile ad argilla e fango, sempre più turisti tendono a spalmarsi addosso questo materiale: è importante ricordare che questo tipo di fanghi NON è adatto alla cura corporea e quindi nonostante l’assenza di tossicità, è comunque sconsigliato usarlo come una sorta di terapia o prodotto di bellezza. La vera bellezza è davanti ai vostri occhi, dove il bianco puro della roccia incontra l’azzurro ceruleo del mare di una delle poche zone della Mediterraneo ancora totalmente incontaminate.
La notizia è tratta da un post della webradio radiostreet.it a firma di Roberto Grano.