PROFUMO D’ARANCE AMARE

Un sogno così nitido da mettergli addosso, proprio a lui che non aveva mai scritto prima, l’urgenza di fissare le immagini che vede e le parole che ascolta nel sonno. Un sogno a puntate, durato sette notti; una trama regalata durante la notte e fissata il giorno successivo.

È da questa curiosa esperienza che nasce “Profumo d’arance amare”. Uno spaccato della terra di Sicilia, con le sue contraddizioni, i suoi costumi e i suoi modi di dire. Un mondo aspro e dolce, quello sognato, dove il profumo delle arance amare esalta la bellezza e la fierezza delle donne di una terra tanto misteriosa quanto affascinante.

In estrema sintesi, il libro narra della vita di una famiglia nobiliare che vive a Bagheria, dove, morto il capostipite, la moglie giovane e bella deve prendere le redini di tutto, dall’educazione del figlio alla gestione delle proprietà, in questo aiutata da don Casimiro l’amministratore, l’amore impossibile.

 

Traccia critica

Profumo d’arance amare
di Salvatore Leto

« Non lasciatevi ingannare dal formato quasi tascabile del libro di Salvatore Leto perché dentro c’è la Sicilia, tutta la Sicilia con i suoi colori, con i suoi sapori e con i suoi profumi. Anzi con il suo profumo di arance amare che, non a caso, è il titolo che l’autore ha scelto per la sua opera. Un ossimoro perfetto per svelare i segreti di una terra ricca di contraddizioni, con luci ed ombre, avara e generosa, dolce e aspra nello stesso tempo dove tutto è possibile come il suo esatto contrario. Dove voglia di modernismo e staticismo coesistono e caratterizzano il vivere dei siciliani, soprattutto di certa nobiltà ancorata a vecchie tradizioni da custodire e tramandare ai successori, ignorando il desiderio di cambiamento atto a scrollare sistemi di vita millenari. Così simbolicamente una chiave, con l’incisione dello stemma del casato del Barone Armando, diventa la chiave di interpretazione della vicenda abilmente narrata da Salvatore Leto. In quella chiave, simbolo del potere dell’antica famiglia di Bagheria, sta il significato del romanzo che ci spiega, attraverso una narrazione piana e scorrevole, l’etica della “Roba”. Un tema assai caro alla grande novellistica siciliana che ha trovato in Federico De Roberto e in Giovanni Verga i suoi principali esponenti. L’etica della Roba, come amo definirla, non appartiene ad epoche lontane e superate, in quanto ancora oggi vengono combinati i matrimoni di interesse, dietro la magistrale orchestrazione delle famiglie per la salvaguardia dei propri beni; in tal modo l’amore diventa nei matrimoni un aspetto del tutto marginale.

A simboleggiare tutto questo, nel racconto del Leto, c’è la imponente figura femminile della “Baronessa “la quale, rimasta vedova del marito, il barone Armando in età ancora giovanile e con un bambino piccolo da crescere, sente tutto il peso dei suoi doveri: anzitutto quello di salvaguardare i suoi beni che un giorno andranno in eredità al figlioletto. La sua femminilità verrà sacrificata sull’altare di questi valori, tanto che per tutto il romanzo, ella non ha una vera identità e non viene mai chiamata con il nome proprio ma soltanto attraverso il suo rango sociale aristocratico, né si entra mai nella sfera dei suoi sentimenti privati. Ella è soltanto la Baronessa che decide, che organizza, che trama per la difesa dei suoi possedimenti. Soltanto alla fine, l’autore ne svelerà il nome, quando la Baronessa rimane da sola senza il conforto dell’uomo che ha imparato ad amare nel tempo: il suo fedele amministratore Don Casimiro. Così viene fuori il ritratto di Maria, non più la Baronessa ligia ai suoi doveri, ma la donna fragile e innamorata, la madre addolorata per la salute cagionevole del figlio ed in ansia per il nipotino che sta per nascere. Lentamente Maria, sollecitata dalle parole del suo nuovo padre spirituale, Padre Serafino, che sostituisce in questo ruolo il vecchio padre Fedele, trasferito a Roma, diventa soggetto attivo di un fondamentale cambiamento: non più la donna attenta al giudizio e alla chiacchere maligne dei suoi compaesani, ma la donna che, con coraggio, esce allo scoperto sfidando l’opinione pubblica, dichiarando il suo legame sentimentale con Casimiro che, da un punto di vista della scala sociale, è inferiore a lei. Attorno alle figure dei due preti: l’anziano Padre Fedele, siciliano, e il giovane Padre Serafino, piemontese, si svolgono dialoghi che stanno a simboleggiare il vecchio che si scontra con il nuovo. Ciò implica anche lo scontro di mentalità diverse e perfino di ideologie di tipo sociologico e politico in contrasto. Un’opera quella di Salvatore Leto, alla sua opera d’esordio, ricca di sfumature che ci stupisce per la sua maturità narrativa: attraverso un lessico fluente ed armonioso, sovente arricchito da espressioni gergali che rendono ancora più plastico e realistico il romanzo, l’autore sa cogliere e descrivere con efficacia personaggi e paesaggi dentro un’isola che sembra restare immobile nel tempo con le sue tradizioni, le sue superstizioni e la sua storia millenaria ma dove tuttavia qualcosa comincia a muoversi. »

(*) brano tratto da UNICULT.IT

 

Salvatore Leto


Cenni biografici

Salvatore Leto, raffinato scrittore, è una persona che crede nell’amicizia, nell’amore, nella fede ed ama le radici culturali e storiche della sua terra. “la Sicilia”, terra di contrasti, fiera, misteriosa ed affascinante.

Il suo profilo su Facebook è raggiungibile a questo link

 

Alcuni siti dove poter acquistare online il libro:

About the author: Pascal McLee

La mia vita in due parole... Dopo aver frequentato le scuole superiori in Liguria, mi sono trasferito a Torino, dove ho seguito gli studi universitari di Ingegneria Elettronica al Politecnico. Ritornato in Liguria, attualmente il mio lavoro è in stretta correlazione con il web ed i computer. Mia moglie ed io viviamo nella verde Garlenda, in Liguria, provincia di Savona.