Quest’anno, in occasione della Festa di San Giuseppe, in casa nostra si faranno “li sfinci”. Per la nostra famiglia, come per molte altre, l’importanza del 19 marzo è notevole. I componenti che vantano tale nome sono molteplici, ad iniziare dal capostipite. In tale data ricorre tra l’altro anche la Festa del Papà.
Ecco perché occorre rinnovare le tradizioni e preparare una fra le più caratteristiche ricette della pasticceria siciliana: le Sfinci di San Giuseppe.
Ma cos’è una “sfincia”?
Si riporta di seguito la definizione reperita sul Nuovo Dizionario “Siciliano-Italiano” a cura di Vincenzo Mortillaro, Marchese di Villarena – Seconda Edizione – Stamperia di Pietro Pensante – Palermo 1853.
« SFI’NCIA, s. f. vivanda di pasta molliccia, lievitata, fritta poi con olio, o saime, sovente con cacio, ricotta, o acciuga dentro, e che riesce appetitosa specialmente in inverno. Frittella, Crespello. – 2. Sfinci d’ova, composizione più nobile della precedente, ove entrano delle uova battute, aromi, e zucchero, e si può mangiare anche fredda. – 3. Essiri na sfincia, per sim. si dice di cosa ammaccata, sconciamente gualcita, e resa molle più del dovere. – 4. Sfincia! modo di contraddire, o di negare alquanto plebeo. »
Dalle origini…
Le origini di questa ricetta si perdono nel tempo. Si ritiene che il nome possa derivare dalla parola araba “isfang”, che significa “spugna”, o anche dal termine latino “spongia” (anche in questo caso “spugna”), proprio per la forma, la struttura e la consistenza della sfincia, che la rendono in tutto e per tutto simile ad una spugna.
La Sfincia di San Giuseppe è un dolce siciliano che, pur nascendo “povero”, grazie alle sue caratteristiche e l’innegabile bontà, vanta l’iscrizione alla lista dei “Prodotti Agroalimentari Tradizionali Italiani” (P.A.T.) del Ministero delle Politiche Alimentari, Agricole e Forestali (MIPAAF).
Questo gustoso dolce viene prodotto e consumato in occasione della Festa di San Giuseppe, soprattutto nella parte centro-occidentale della Sicilia, ma anche presso quei “consessi di fuoriusciti” che hanno lasciato la Sicilia tanti anni fa, ma non le sue tradizioni.
…ai nostri giorni
La nascita di questa succulenta ricetta dolciaria, citata persino nella Bibbia e nel Corano, si perde nei tempi più remoti, tanto che pare sia un’evoluzione dei pani o dei dolci Arabi o Persiani fritti in olio o grassi. Tuttavia nei secoli ha subito delle pregevoli trasformazioni grazie alle abilità delle suore del monastero delle Stimmate.
Ad oggi ci troviamo al cospetto di una vera e propria delizia dell’Alta Pasticceria Siciliana. Il percorso da semplici frittelle di pane a dolce farcito con ricotta, gocce di cioccolato, granella di pistacchio e frutta candita, ha conferito alla ricetta della Sfincia di San Giuseppe nobiltà e prestigio, il tutto grazie alle rielaborazioni dei pasticceri Palermitani.
La ricetta
Ingredienti:
- farina
- burro
- zucchero 20g.
- uova 5 (3 intere, 2 tuorli)
- acqua
- un pizzico di sale
- liquore un cucchiaio a piacere
- lievito per dolce
- olio di semi
Fare bollire l’acqua con il sale, il burro e lo zucchero. Togliere dal fuoco e versare con cura la farina mescolando sempre, affinché non si formino grumi. Rimettere sul fuoco per altri 5 minuti, sempre mescolando. Dopo aver lasciato raffreddare, aggiungere le uova, il liquore e il lievito lavorando bene l’impasto. Coprirlo con un panno umido e fare lievitare per 45 minuti. Prendere un cucchiaio di composto e farlo friggere nell’olio bollente. Raggiunta la giusta doratura e venute a galla, appoggiare su un panno assorbente per togliere l’olio in eccesso. Spolverare con lo zucchero.