Non so quanti di voi ricorderanno la cava di tufo (“a pirrera”) di Villa Seta, in prossimità della cittadina di Porto Empedocle, ed “i pirriaturi”, ovvero gli uomini che trascorrevano lunghe ore a squadrare il tufo della cava.
Allora i mattoni di tufo arenario (“i tistetti”) si facevano a mano, squadrando enormi blocchi, e tutto il processo veniva eseguito accuratamente dagli operai, dalla tracciatura nella cava alla realizzazione di mattoni di circa cm. 50 x 25 x 15.
Immaginate quale doveva essere la fatica e gli sforzi che queste persone sopportavano, in un ambiente dove il caldo era insopportabile, respirando a stento fra la polvere (“u pruvulazzu”) e sudore dentro a questi “buchi”.
Il termine dialettale “pirrera” indica propriamente la cava di tufo, o di pietra, di marmo, zolfo in genere, cave presenti soprattutto nelle province di Caltanissetta, Agrigento ed Enna. Deriva dal francese “perriere”.
Se osservando le foto riconoscete qualcuno dei “pirriaturi”, contattatemi ed inviatemene notizia.
Pascal McLee
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